Mai più senza di loro

“Marta hanno suonato alla porta”.

“Si ho sentito, vai tu Flavio, mi sto truccando”.

“Sto lottando con il nodo della cravatta! E poi chi rompe a quest’ora?”

“È la babysitter. Chi vuoi che sia! Non fare il bambino e vai ad aprire!”

Lui e Marta dovevano uscire per una cenetta romantica, come non succedeva da tempo, e, come di consueto, avevano chiamato la babysitter. Si sarebbe fatto fare il nodo della cravatta da Jhoanna, nonostante fosse albanese, era molta brava ed era anche una laureanda in medicina, quindi la persona più adatta cui affidare i propri bambini.

“Si ho capito, ora arrivo, Jhoanna non è da te!” Disse aprendo la porta. Ma Flavio non si trovò davanti Jhoanna…

“Scusi, lei chi è?” Chiese, interdetto.

“Come chi sono? Un altro che non si ricorda del referendum! Io sono la nuova babysitter paparino. Italiana al cento per cento”. Disse la donna, con strafottenza, esibendo, con orgoglio, il certificato di cittadinanza certificato di italianità.

Il referendum che era stato fatto sei mesi prima faceva fatica a ricordarlo, anche se era uno di quelli che aveva votato a favore. Non perché fosse razzista, o ce l’avesse con gli stranieri, ma perché si era arrivati a un punto in cui era necessario dare una ripulita per uscire dalla crisi e eliminare definitivamente la criminalità. Secondo i promotori del referendum, che erano stati così convincenti che non si poteva dubitare, i problemi dell’Italia erano da attribuire esclusivamente all’invasione di immigrati.

Stanchi dei “veri” problemi, dell’Italia avevano raccolto firme a sufficienza per indire un referendum allo scopo di cacciare chi non fosse italiano al cento per cento. Il referendum aveva provocato non pochi problemi, perché dopo tanti anni, gli stranieri si erano integrati e molti di loro erano diventati cittadini italiani. Si era deciso di non accettare gli ibridi, e di risolvere il problema accettando solo chi fosse stato italiano nel 1948, ovvero quando fu firmata la Costituzione italiana. Costoro avrebbero potuto trasmettere l’italianità alle generazioni future. Fu a causa di questo provvedimento che l’Italia si trovò, da una settimana all’altra, spopolata di quasi la metà della popolazione, perché fra immigrati “normali”, immigrati italianizzati e immigrati che si erano sposati con italiani solo poco più del 50% dei residenti in Italia poté ottenere il prezioso documento di “italianità”.

La crisi non si era risolta con quell’esodo, ma ne valeva comunque la pena, perché l’Italia avrebbe avuto meno problemi. L’unico neo di questo referendum furono gli zingari. Infatti si scoprì, con orrore di tutti, che molti di loro erano italiani autentici fin dal 1948. Questa situazione creò molto imbarazzo fra i promotori del referendum, che avevano basato proprio sull’eliminazione toltale del “problema” zingari la loro campagna.

Si trovarono costretti a giustificare questo inconveniente con il proprio elettorato: “Troveremo una soluzione anche a questo residuo di problema” avevano sentenziato, “come in una dieta si perdono subito i chili in abbondanza e solo dopo si va a combattere il grasso localizzato, così con gli zingari troveremo una nuova strategia per combattere il male rimasto”.

Certo il paragone della dieta non era fra i più calzanti, ma Flavio aveva fiducia in loro…

“Ehi, svegliaaaaa! Andiamo bene, un altro rincitrullito!”

“Ma come si permette…” Ribatté Flavio, infastidito dalla maleducazione della ragazza.

“Mi permetto e come… io sono italiana; se vuole me ne vado, ma credo che troverà una sostituta con molta difficoltà!” Lo sbeffeggio ulteriormente.

Certo la ragazza maleducata non aveva tutti i torti. Da quando gli stranieri se ne erano andati, trovare una babysitter disponibile era diventato un miracolo.

“Va bene, va bene, signorina…”

“Carla”

“Va bene, signorina Carla, e quanto prende all’ora?”

“Quindici euro l’ora!”

“Cosa? Quindici euro l’ora? Ma Jhoanna ne prendeva otto, ed era una laureanda in medicina! Lei almeno le superiori le ha finite?” Chiese, sempre più stizzito.

“Scherza? Se ero diplomata facevo questo mestiere alla mia età? Non sono più una ragazza che si deve pagare le vacanze. Ho famiglia… Se non le va bene il prezzo ne trovi un’altra.”. Concluse, con il sorrisetto di chi sapeva di aver messo alle corde il suo avversario.

“Va bene, va bene, e sia! Ma almeno il nodo alla cravatta lo sa fare?”

“Scherza? Io sono italiana e certe cose non le faccio!” Disse, offesa.

Flavio si rassegnò ad uscire senza cravatta e a far entrare la ragazza italiana.

***

Le vie di Trastevere erano di certo più sgombre senza i numerosi venditori ambulanti, che intasavano i vicoli del quartiere, e questo dato di fatto era molto rilassante, almeno per Flavio, in quanto Marta mostrava un grande nervosismo. Doveva trovare assolutamente una borsetta nuova da abbinare al vestito che la sera seguente avrebbe indossato per andare alla festa con i colleghi. Dopo quasi un’ora di ricerche meticolose le borse non si trovavano, se non nei negozi, ed erano troppo care. Tutto italiano e, quindi, non sempre accessibile. Del resto la qualità si paga e anche Marta – o meglio Flavio -, doveva rassegnarsi all’evidenza. Se voleva la borsa nuova, – che con molta probabilità avrebbe usato solo una volta come tutte le altre miriadi di borse comprate solo per quella precisa occasione – Flavio la doveva pagarla a prezzo pieno.

Alla fine Flavio dovette cedere alle italiche pretese. Se quella sera voleva fare una bella serata romantica con tutti gli annessi e connessi avrebbe dovuto comprare quella borsata, a prezzo pieno, alla sua amata…

La serata non era ancora cominciata che, fra babysitter e borsetta, andarono via quasi 200 euro…

“Come sarebbe a dire che questa borsetta così piccola costa 140 euro? Fino a tre mesi fa costava la metà! Ma mica siamo da Prada!”

“Signore che le devo dire questi sono i nuovi prezzi, del resto dopo il referendum la produzione industriale italiana è calata di oltre il quaranta per cento. Che vuole non è colpa mia se la maggioranza degli operai che lavorava nel settore tessile – come in tutti gli altri settori del resto – era straniera. Ora, con solo le risorse italiane, la produzione non riesce a far fronte alle richieste del mercato!”

“Mah… mah” provò a balbettare qualche cosa il povero Flavio… anche se non riusciva neanche a pensare a cosa…

“Senta signore c’è gente che chiede la mia presenza, che fa la compra o non la copra questa borsetta italiana al cento per cento?”

Flavio si girò per un istante verso Marta. Il messaggio era chiaro… o comprava quella borsetta oppure quella sera avrebbe fatto tutto da sé…

“Ok, ok la compro… ma almeno un piccolo sconto me lo può fare da italiano ad italiano?”

“Scusi per chi mi ha preso per uno straniero che contratta sul prezzo? io sono un italiano al cento per cento queste cose non le faccio…”

Fu così che il povero Flavio umiliato e spennato dovette cedere al prezzo italico e comprare la borsetta per la sua amata, che almeno divenne molto più dolce e coccolosa.

Finalmente arrivarono al ristornate “Da Seneca a Trastevere”, il miglior pizzaiolo del quartiere. Da lui si mangiava la vera pizza napoletana, per non parlare dei fritti, davvero eccellenti. Per fortuna il ristorante era quasi vuoto, così avrebbero mangiato velocemente, bevuto quel tanto che bastava, per rendere un po’ più piccante la serata e poi sarebbero corsi a casa per una notte indimenticabile…

Purtroppo per Flavio passò più di un’ora prima che le pizze fossero pronte. E quando finalmente furono serviti, le pizze non erano certo invitanti. Simili a ostie bruciacchiate, con del pomodoro crudo e della mozzarella poco filante, lontane anni –luce dalle ottime pizze napoletane.

“Scusa Antonio, mi vuoi spiegare cosa sarebbe questo??? Uno scherzo di pessimo gusto direi!” protestò visibilmente alterato Flavio.

“Mi dispiace Flavio, non ci posso fare nulla, da dopo il referendum è così. Prima avevo tre pizzaioli egiziani che erano bravissimi, ora a stento ne riesco a pagare uno italiano!”

“Perché il pizzaiolo italiano non è più bravo di quelli egiziani? Ma, soprattutto, perché te ne puoi permettere solo uno?”

“Di pizzaioli italiani non se ne trovano più da anni, il lavoro e troppo duro e non retribuito come volevano, per questo alla fine erano quasi tutti stranieri. Egiziani per essere precisi. Loro sì che erano bravi ed economici. Dopo il referendum mi sono dovuto arrangiare e ho dovuto cercare un pizzaiolo italiano. L’unico che ho trovato è un ex ragioniere di La Spezia, che aveva perso il lavoro a causa della crisi. Dopo due settimane che lavorava mi ha detto che se non gli davo il triplo della paga e più 32 giorni di ferie pagate, malattie pagate, l’assicurazione sanitaria integrativa e ben quattordici mensilità, mi avrebbe fatto causa all’INPS e all’ASL per una serie di motivi che ora non ti sto a dire… Mi dispiace, le cose stanno così, e ti assicuro che non solo l’unico a sperimentare questi chiari di luna”.

Flavio era allibito, di certo la mancanza di stranieri per l’economia si stava rivelando fallimentare, ma era lo scotto che si doveva pagare se si voleva un Italia più sicura, con più lavoro per gli italiani, che potesse finalmente uscire dalla crisi.

“Va bene Antonio non ti preoccupare, era comunque tutto ottimo, perché italiano. Ora se non ti dispiace mi porti il conto, così torniamo a casa? Abbiamo la babysitter che ci aspetta”.

“Certo Flavio e solo perché sei un vecchio cliente italiano ti faccio anche un po’ di sconto. Dunque, vediamo cosa hai preso: mezzo litro di vino bianco della casa, un antipasto fritto per due, due pizze e due amari, più il servizio… sono 76 euro, con lo sconto “amico italiano” sono 70 euro tondi tonti!”

“Cosa? 70 euro per due pizze schifose? Antonio, ti è andato di volta il cervello?”

“Stai calmo e non urlare, noi italiani siamo brava gente e non ci lasciamo andare a questi modi rozzi. Ti ho spiegato che per far fronte ai nuovi costi ho dovuto alzare i prezzi e ti è stata servita una pizza italiana, fatta da un italiano, per cui non poteva fare schifo…”

Flavio pagò a malincuore, andando via con l’amaro in bocca di chi è stato appena fregato da un fratello. Per fortuna rimaneva l’idea della seratina piccante con Marta a tirarlo su. Aveva fatto tutti i passi per meritarsi le ore di passione… Anche Marta era ansiosa di arrivare a casa e per tutto il tragitto non fece altro che ammiccare e provocare Flavio con bacetti sull’orecchio e promesse scabrose. L’uomo non vedeva l’ora di mandare a quel paese la babysitter italiana e di lanciarsi con la sua amata in acrobazie amorose, quando il cellulare iniziò a squillare.

Preso il telefono Flavio sbiancò nel vedere che si trattava del numero d’emergenza del salva vita “Minelli”. Un aggeggio infernale fatto da un certo Minelli, che Flavio aveva dovuto acquistare, dopo il referendum, per sua madre malata, rimasta senza la sua amata badante moldava.

“Ora che faccio?”

“Devi andare da lei, del resto se è rimasta sola è anche per colpa tua, che hai votato per quel dannato referendum e non gli hai trovato un’altra badante italiana”

“Marta, anche tu hai firmato per il referendum, e lo sai bene che di badanti italiane non se ne trovano, perché è un lavoro troppo duro. L’unica che ero riuscito a trovare era una specie di barbona, che voleva 2500 euro al mese più vitto e alloggio… neanche io li prendo tanti soldi al mese, come facevo a pagarla?”

“Il problema è tuo caro, non ti lamentare se tua madre ti chiama dalle venti alle trenta volte al giorno…”

“Va bene, hai ragione tu, come sempre del resto. Allora facciamo così: ti lascio a casa così mandi via la babysitter, e io corro da mia madre, per vedere cosa vuole. Se mi dice culo e sono fortunato fra quaranta minuti, al massimo, sono di nuovo da te, amore mio”.

“Tranquillo, amore mio… rimani pure da tua madre a dormire questa sera”.

In un istante tutte le speranze di una notte di passione coltivate da Flavio, si sgretolarono come uno specchio rotto. Non era servito a nulla pagare quasi profumatamente la babysitter, la borsetta italiana e quelle pizze schifose…

Flavio lasciò sotto casa Marta, che non lo degnò di uno sguardo. Furioso, si diresse a tutta velocità, dalla madre. Purtroppo la Luna Italiana quella sera non era dalla sua parte e lo fermò, anche una pattuglia della municipale.

“Favorisca patente e libretto per favore”, sentenziò un vigile, dall’aspetto tutt’altro che rassicurante.

“Ecco, sì, subito… sa, stavo correndo da mia madre che è sola… se può chiudere un occhio”, provò a dire, timidamente.

Il vigile lo guardò torvo, per qualche secondo, per poi accennare a un sorriso beffardo.

“Certo, certo chiudere un occhio… questa frase la devo leggere come una minaccia o come un tentativo di corruzione?”

“Solo come un favore, da italiano a italiano, che le dice che ha la mamma malata, che l’ha chiamato”

“Certo, da italiano a italiano. Allora, se è tentata corruzione sono 200 euro, se è una minaccia, credo che dovrà trascorrere una notte in cella, oltre a pagare la multa per eccesso di velocità, e perdere dieci punti dalla patente per l’infrazione, con l’aggravante della resistenza a pubblico ufficiale!”

Flavio rimase allibito, non riusciva a credere alle sue orecchie, né tanto meno riusciva a dire una sola parola.

Di fronte a tanto mutismo il vigile urbano decise di rincalzare la dose.

“Allora, visto che non si decide, paga 250 euro, oppure viene con noi”.

“Va bene…”, fu quanto riuscì a dire Flavio, mentre prendeva il portafoglio per pagare.

“Perfetto grazie, sa questo è un periodo di crisi… con quel maledetto referendum non abbiamo più stranieri a cui chiedere il pizzo e quindi in qualche modo dobbiamo sbarcare il lunario… sa io ho famiglia” disse ammiccando in maniera amichevole.

“C…e…r…t…o…!” furono le uniche lettere che Flavio riuscì a mettere in una sequenza logica.

“Ah e poi, scusi, le devo fare, comunque, la multa, per giustificare la fermata nel verbale da presentare al comando. Lei, capisce, vero?”

Flavio riuscì solo a fare un cenno di assenso con la testa. Pagato il “pedaggio” e presa la multa per un’ipotetica inversione a U, mai effettuata, ripartì, non riuscendo più a superare i 50 chilometri orari. Impiegò quasi un’ora per arrivare a casa della madre, che, nel frattempo, lo aveva chiamato almeno dieci volte.

La trovò per terra, che non riusciva a rialzarsi.

“Mamma, che cosa è successo?” Chiese, preoccupato. Mentre cercava di rialzare la povera donna.

“Mah nulla di che… Sono solo scivolata, come mi succede spesso. Prima avevo Olga…, che mi aiutava. Che brava donna che era… non sai quanto mi manca” Disse mentre cercava, a fatica, di rialzarsi.

“A chi lo dici mamma… se c’era Olga a quest’ora mi sarei risparmiato 250 euro, una multa, un umiliazione e l’incazzatura di Marta”

“Che centra Marta ora? Non mi trattare male la mia povera nuora… che errore madornale ha fatto a sposare te! Io gliel’ho sempre detto… ma lei è una santa donna e ti ama ancora nonostante che sei un testone!”

“Grazie mamma… vedi? Se ci fosse stata Olga mi sarei risparmiato anche questa ramanzina… per non parlare del fatto che ora starei con lei e non con te” disse ironico, abituato al caratterino della mamma, mentre l’accompagnava in cucina.

“Ecco si Olga… quanto mi manca”

“Senti, mamma, non è che questa sera posso dormire da te? E’ tardi per tornare a casa, potrei svegliare i bambini”, disse, cercando di apparire il più naturale possibile.

La madre lo squadrò per qualche secondo, come un segugio scruta la sua preda, poi sbottò: “si certo svegliare i bambini… Dì la verità, hai fatto di nuovo arrabbiare quella povera martire di Marta, che ti ha buttato fuori di casa. ”

“Più o meno le cose stanno così… Posso dormire da te?”

“Ma certo, amore mio. Sai che sono felice se torni a dormire nella tua stanzetta”, gli rispose, pizzicandogli le guance, come quando era bambino.

Un rumore sinistro attirò la loro attenzione.

“Non hai mangiato?” chiese, l’anziana, preoccupata.

“Diciamo che ho mangiato una schifezza, in un ristorante al cento per cento italiano”.

“Vedi che sei al cento per cento un testone? Quante volte te lo devo dire che il vero cento per cento italiano lo trovi solo qui, dalla tua mammina?”

“Hai ragione mamma, non è che potresti preparami…” Non riuscì a finire la frase, che la mamma era già ai fornelli.

“Che ne dici di due spaghetti aglio, olio e peperoncino?”

“E, se invece, mi facessi due pennette all’arrabbiata?”

“Ma scherzi? Allora lo vedi che ho ragione e dire che sei cento per cento un testone? Da quando non ci sono più gli immigrati nessuno raccoglie i pomodori e una bottiglia di passata di pomodoro arriva a costare anche dieci euro… Con la mia pensione al cento per cento italiana chi se la può più permettere? Ti dovrai accontentare di due spaghetti aglio, olio e peperoncino”, disse l’anziana, ammiccando amorevolmente.

“Mamma sei insuperabile…”

“Ti posso chiedere un favore, però?”

“Certo, tutto quello che vuoi”

“Mi fai tornare Olga? Mi manca troppo e solo con lei potrò rimanere a casa mia… Se vado avanti in queste condizioni, l’unica soluzione per me sarà l’istituto”.

Flavio guardò con profonda tristezza la madre. Per la prima volta aveva capito cosa rappresentasse per lei Olga. Non era solo un aiuto ma un’amica, con cui passare le giornate e, soprattutto un sostegno costante, che le avrebbe permesso di rimanere a casa sua fino alla morte.

“Mamma, farò di tutto per riportarti Olga, te lo prometto. Per quanto mi riguarda il referendum può essere abrogato subito: mai più senza di loro!”